Si ritiene che la vertigine emicranica sia la più comune causa di episodi di vertigine ricorrente e statisticamente è il più comune disordine vestibolare secondo solo alla vertigine parossistica posizionale. Risale a molti anni l’osservazione dell’associazione fra cefalea e vertigini, ma è da circa 20 anni che in ambito vestibolare otoneurologico si è cercato di definirla come entità nosologica a se stante e pertanto la vertigine è stata riconosciuta come sintomo alternativo alla cefalea nei pazienti emicranici. La terminologia usata per descrivere questa malattia in letteratura non è sempre la stessa e questo crea, purtroppo, una certa confusione.
È una patologia neurologica multi genica complessa, influenzata da fattori ormonali e ambientali, a possibile patogenesi neurochimica e vascolare non definita, che può disturbare varie strutture cerebrali con conseguente comparsa di sintomi molto vari e ricorrenti, e con andamento temporale non prevedibile.
Questa patologia interessa meno del 5% di tutti i pazienti cefalalgici che sono circa 12% dell’intera popolazione.
La vertigine emicranica può iniziare a qualsiasi età ed ha una preponderanza nel sesso femminile con una tendenza alla familiarità.
Come per l’emicrania, l’inquadramento diagnostico di vertigine emicranica si basa sull’anamnesi dettagliata riferita dal paziente che deve descrivere una sintomatologia vertiginosa correlata ad una emicrania che però soddisfi i criteri previsti dall’International Headache Society. La vertigine può manifestarsi contemporaneamente alla sintomatologia cefalalgia (associata), o prima dell’insorgenza (prodromica), o manifestarsi alla fine dell’episodio (epigona). Queste manifestazioni vengono definite “vertigine emicranica associata”.
Oltre a queste forme sono previste anche delle varianti indipendenti, che non sono correlate temporalmente alla sintomatologia algica, ma che si possono manifestarsi o separatamente fra i vari episodi di cefalea o essere addirittura un’evoluzione delle manifestazioni cefalgiche in paziente che nel passato non aveva mai avuto manifestazioni vertiginose; in questo caso vengono denominate “vertigine emicranica equivalente”.
L’esclusione di altri quadri nosologici, il riscontro anamnestico, individuale o familiare, di cefalea, ed una esaustiva diagnostica clinica e strumentale possono permettere di formulare una diagnosi di probabile o certa vertigine emicranica e di conseguenza proporre della terapia farmacologica e/o riabilitativa che possa ridurre l’incidenza della stessa.